Pare che la metà dei cittadini ungheresi consideri "vivente" un embrione del quale è possibile udire il battito del cuore (grazie, ovviamente, alle tecnologie moderne). Forse anche per questo il loro governo si può permettere di emanare una legge che prescrive alla donna che intende abortire di ascoltare prima il suono di questo battito: una mostruosità colma di ipocrisia che ha il solo intento di colpevolizzare tutte le donne che ricorrono all'aborto. Da parte italiana, d'altronde, si vagheggia di un "diritto delle donne a non abortire": un "diritto" che naturalmente hanno già, ma che ha il fine di stigmatizzare ulteriormente coloro che hanno necessità di interrompere la gravidanza (come se un senso di colpa non si accompagnasse di per sé a questa scelta, mai facile). E non basta: si propone anche di dare sepoltura ufficiale ad embrioni e feti abortiti, scordando però quelli persi spontaneamente; chiedetevi il perché: vi risponderanno che quello è un evento naturale; ma se dovessimo seguire la Natura non dovremmo neppure prestare soccorso a chi è vittima di un arresto cardiaco: se i primi battiti di un muscolo involontario designano già una "persona", l'ultimo battito ne deriva di conseguenza. E qui spunta infatti un altro "terrore" delle destre, quello che ciascuno possa scegliere quando porre fine alla propria vita.
Insomma, la reazione infuria! Un presunto inno alla vita è intonato dai politici destrorsi. A parte l'ovvia considerazione che sorge in base al fatto che ormai siamo nove miliardi di umani sulla terra (cioè troppi) e quindi semmai dovrebbe essere incentivata la contraccezione e, in subordine, l'aborto farmacologico, visto che la scienza lo permette. A parte ciò, sembra che ci siamo scordati delle distinzioni aristoteliche tra potenza e atto. Una vita (qualsiasi vita animale) è un id esti solo nel momento in cui viene alla luce, prima è solo potenzialmente "vita". Tale assunto filosofico è guida per l'intelletto, non potrebbe ovviamente applicarsi a un nascituro o addirittura ai neonati - benché la storia ci insegni che ciò è avvenuto e avviene. Ma oggi la consapevolezza e la strumentazione scientifica della quale, almeno noi occidentali, godiamo ci permettono di seguire il "giusto mezzo" anche in questo campo: le leggi che regolano l'aborto nei nostri paesi ne sono la testimonianza "in vivo". Allora, perché accanirsi con tale sadismo contro quelle donne (e famiglie) che sono costrette ad affrontare questa scelta? C'è stato un tempo in cui serviva "carne da cannone" per cui le nascite erano incentivate, ma oggi? Forse perché nella mentalità destrorsa viene prima la società che l'individuo. Far parte di una patria, di una nazione, magari protetta da Dio stesso, è consolante, aggrega le persone, le tranquilizza ed evita, in parte, l'angoscia di dover fare i conti con se stessi, ogni giorno, davanti a scelte difficili che ci rendono perennemente insicuri, poichè là fuori "è tutto un casino", ci sono ingiustizie macroscopiche, niente è più come una volta, eccetera.
In definitiva, i destrorsi cercano rassicurazioni, hanno paura del mondo post-moderno e vorrebberro ritrovare ordine e certezze: una mission impossible, ma che può essere vagheggiata (grazie, però, alla democrazia moderna)!
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