Ci perseguita da anni, e in particolare in occasione delle elezioni, la questione dei migranti e degli sbarchi e dell'accoglienza o del respingimento e tutta la papardella connessa. Da un lato gli (im)prenditori necessitano di manodopera a buon mercato dalla quale anche la nazione trae beneficio, dall'altro il popolo minuto protesta sentendosi "invaso" da spacciatori, nullafacenti, "razze" estranee che non vogliono integrarsi. I politicanti destrorsi sono sempre prontissimi a cavalcare lo sdegno popolare, ma naturalmente non possono andare contro i desiderata degli industriali e dei coltivatori. Quelli di centro oscillano tra un'accoglienza umanitaria generalizzata e una gestione emergenziale delle migrazioni. Sembra che non ci sia soluzione a questo problema.
E infatti, per un verso non c'è davvero, mentre per un altro verso essa è molto semplice.
Le migrazioni di massa non si possono fermare, se non tramite genocidi. Questo è vero sia storicamente che, a maggior ragione, nell'era della globalizzazione. Questo concetto dovrebbe essere chiaro ai nostri politici, e di sicuro lo è, ma preferiscono non esprimerlo apertamente, vuoi per guadagnare voti, vuoi per non perderne. Quindi basta ipocrisie: le barzellette sulla chiusura dei porti o la difesa dei confini propagandate da qualcuno, restano tali, a meno che non intendiamo schierare esercito, marina ed aviazione che facciano fuoco contro i barconi stracolmi di migranti, le navi delle ONG che li traggono in salvo ed ogni altro mezzo di trasporto usato dai migranti. Per assurdo, si potrebbe invocare anche la legittimità costituzionale di tali "interventi", dato che agiremmo per difenderci da un "attacco", una invasione nemica; peccato che sia un attacco senza armi, ma i nostri servizi potrebbero organizzarne qualcuno che sembrasse tale! Quanto ai migranti che già risiedono qui, si potrebbero adottare provvedimenti appositi: lo ha già fatto il nazismo non molti decenni fa!
Senza giungere a tali "soluzioni" c'è chi sostiene ingenuamente che i migranti vanno aiutati a casa loro, il che equivale ad eliminare la fame dal mondo, fornire ad ampie zone del globo terracqueo beni, risorse, bonifiche, macchinari, industrie, insomma tutto ciò che permetta un modo di vita ricalcato sul nostro ricco Occidente, che ricco lo è anche grazie allo sfruttamento plurisecolare di quelle stesse zone. Ma, chi paga?
Se accettiamo come impraticabili queste vie, ne resta una sola: prendere atto che per migliorare almeno un po' la propria vita ed acquisire un relativo benessere, le masse del Terzo Mondo non esiteranno a rischiare anche la vita pur di trasferirsi in Occidente, il quale non ha altra scelta che promuovere ed accettare il multiculturalismo. Chi scrive ha vissuto per un certo periodo in Canada, ove questa politica è praticata da decenni e, tutto sommato, funziona. Diffidenze, razzismo, emarginazione non scompariranno come per magia, ma sarebbe tutt'altra cosa che soffiare sul fuoco perché divampi.
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